Da che età è possibile rilevare le allergie dei bambini
Con l’arrivo della primavera, grandi e piccini danno il benvenuto alla bella stagione, con giornate più lunghe da trascorrere all’aria aperta, ma anche ad una serie di allergie. Se il tuo bambino ha iniziato con uno strano prurito e sternuti a gogo è tempo di pensare alle prove allergiche.
Di cosa si tratta, come intervenire e, soprattutto, da che età è possibile rilevare le allergie dei bambini? Noi di Mancini junior abbiamo deciso di approfondire per te l’argomento.
Scopri di più nel corso dell’articolo.
Prove allergiche bambini: di cosa si tratta
Facciamo un piccolo passo indietro e cerchiamo di capire innanzitutto cosa si intende per allergia e per allergeni. L’allergia non è altro che una difesa del sistema immunitario a una determinata sostanza: l’allergene appunto. Se, infatti, questa sostanza in linea generale è innocua per le persone, in alcuni casi viene letto come nemico dell’organismo che risponde a dovere.
Gli allergeni possono essere di diverso tipo. Allergeni respiratori come - per esempio - polline, pelo di animali, acari della polvere, muffe, ecc. Quelli alimentari e, nel bambino, più frequenti sono le allergie alle proteine del latte per esempio. Allergie ai farmaci, al veleno di insetti o a sostanze che a contatto con la pelle provocano una reazione infiammatoria.
Un’allergia può manifestare i propri sintomi a qualsiasi età, sin dai primissimi giorni di vita di un neonato ma la maggior parte dei bambini si scopre allergico intorno ai 5-6 anni. Come capire se un bambino è allergico e quali sono i sintomi? Vediamolo insieme.
Prove allergiche bambini: i sintomi
Per inquadrare in modo adeguato la condizione clinica di un bambino allergico e fugare ogni dubbio, è necessario che il bambino svolga una visita medica specialistica, possibilmente da un allergologo pediatrico. Solo uno specialista potrà valutare i vari aspetti e suggerire il giusto iter diagnostico da seguire.
Non è facile, infatti, individuare il fattore scatenante di una reazione allergica ed è per questo che si rende necessaria l’esecuzione delle prove allergiche. Di fondamentale importanza risulta innanzitutto la valutazione dei sintomi durante la visita medica specialistica.
I sintomi più frequenti sono occhi rossi, sternuti, difficoltà a respirare e macchie sulla pelle che appare arrossata e gonfia. Ma ci sono anche altri sintomi, per così dire nascosti, che spesso non vengono ricollegati ad una possibile allergia. Si parla di difficoltà a dormire con conseguente stanchezza al mattino, tosse, infezioni ricorrenti delle vie aeree e così via.
C’è, infine, una correlazione da tener presente e cioè che bambini di genitori allergici sono essi stessi allergici. A questo punto è bene capire come intervenire: quando è consigliabile eseguire le prove allergiche? Te lo sveliamo di seguito.
Prove allergiche bambini: quando farle
Non esiste un limite di età per eseguire prove allergiche ai bambini, come ad esempio il prick test. Tant’è vero che, spesso, ai neonati con problemi di vomito e diarrea viene somministrato nei primissimi giorni di vita.
Allo stesso modo non c’è una stagionalità ovvero un periodo consigliato o, di contro, contro-indicato per l’eventuale esecuzione del test.
L’unica doverosa contro-indicazione da segnalare è quella di non assumere o far assumere farmaci come gli anti-istaminici o i cortisonici nei 7 gg precedenti la data di esecuzione. Il rischio? Ottenere dei risultati nulli.
Vediamo in concreto come si svolgono i test per arrivare sereni e preparati alla loro esecuzione. Curioso di saperne di più?
Prove allergiche bambini: come si svolgono
La visita allergologica dallo specialista pediatrico si svolge come qualsiasi altra visita con i bambini. Si inizia mettendoli a loro agio, accogliendoli con serenità e chiedendogli alcune informazioni generali. Poi con i genitori si cerca di ricostruire il quadro clinico: valutare se c’è familiarità, che tipo di sintomi presenta il bambino e così via. Dopo avere raccolto le varie informazioni si passa alla vera e propria visita medica con l’esecuzione dei test.
Ci sono due tipi di test:
- Test cutanei
- Esami del sangue.
Questi ultimi vengono eseguiti su campioni di sangue così da determinare gli anticorpi ovvero le immunoglobuline che causano le reazioni allergiche. Questo esame è essenziale per individuare la terapia adatta e, attualmente, è uno dei più affidabili.
Un secondo tipo di indagine si basa su test cutanei. C’è lo skin prick test, per svolgere il quale il medico applica una goccia di allergene sulla cute e pratica una leggera incisione. In caso di allergia, in corrispondenza della stessa, si creerà un pomfo visibile nel giro di 15 minuti.
Poi c’è il patch test: si tratta di test cutanei a lettura ritardata per cui si applicano cerotti in piccole porzioni sulla pelle e ogni porzione contiene una sostanza che può determinare una reazione allergica. Il medico applica i test sulla schiena del paziente e la lettura viene svolta dopo almeno 48 ore.
Una volta ottenuti i risultati come si interviene?
Prove allergiche bambini: come curarle
Per risolvere le allergie a volte basta l’esclusione dell’allergene individuato come ad esempio l’esclusione di uno o più alimenti dalla dieta se si tratta di allergeni alimentari. In caso di allergeni respiratori si prevede la somministrazione di broncodilatatori per via inalatoria, cortisonici o anti-istaminici.
Questa proposta terapeutica sta diventando quella più frequente per vari motivi: pollini, cambiamenti climatici, inquinamento. Le stagioni dei pollini, infatti, sono sempre più lunghe e con una carica di allergeni piuttosto elevata.
Il nostro consiglio è quello di valutare attentamente la comparsa dei sintomi e rivolgersi ad uno specialista per la diagnosi giusta.