Kid influncer chi sono e cosa promuovono?
Un nuovo fenomeno è esploso negli ultimi anni, quello del kid influencer ovvero dei bambini influencer sui social.
Testimonial di prodotti per i più piccoli, i kid influencer sono attivissimi sulle piattaforme social con contenuti divertenti o fashion.
Oltre al classico testimonial delle campagne pubblicitarie, le aziende oggi fanno sempre più ricorso alla figura degli influencer per promuovere i propri prodotti e raggiungere un pubblico sempre più vasto. Il vantaggio che un influencer ha rispetto al testimonial tradizionale è la fiducia, quasi incondizionata, dei propri followers. In pratica il pubblico che segue un personaggio ha talmente fiducia in lui che considera ogni suo consiglio sempre valido e buono. Il compianto Maurizio Costanzo già in tempi non sospetti chiamava la pubblicità "consigli per gli acquisti". Un influencer non fa altro che consigliare ai suoi seguaci ciò che anch'egli indossa, mangia o utilizza in genere.
Come si diventa dei piccoli influencer?
Considerato il volume economico che esiste dietro al mercato pubblicitario rivolto ai più piccoli, un mercato che da anni ha un incremento del 25%, è evidente che il kid influencer ha ben poco di improvvisato, piuttosto è il frutto di studi e analisi approfondite da parte delle aziende.
I bambini che, con la complicità attiva dei genitori, promuovono online beni e servizi destinati ai coetanei, sono sempre di più e i migliori arrivano a guadagnare cifre da capogiro.
Una su tutti è Pixie Curtis che a soli 11 anni ha fondato un impero durante il periodo della pandemia. La sua linea di fermagli è arrivata a generare entrate che superano i 200 mila dollari al mese in Australia. Come ha fatto? Beh nel suo caso c’è alle spalle una mamma donna d’affari molto esperta! Ma la sua presenza social e la costanza nella produzione di contenuti hanno fatto la differenza.
Per diventare baby influencer è fondamentale avere una macchina ed un’attrezzatura tecnica di buona qualità. Questo per dare piena visibilità al prodotto che viene commercializzato.
Fondamentale è poi il tempo da dedicare all’attività che deve essere tanto: dall’individuazione del luogo per scattare all’editing di foto e video, il lavoro dell’influencer non si estingue con un semplice post!
Baby influencer cosa dice la legge
Non esiste ancora una legge che tuteli questo tipo di attività che, di fatto, si configura come lavoro minorile. Ha fatto scuola una legge francese che ha lo scopo di regolare la presenza dei bambini sulle piattaforme digitali e social, tutelando diritti economici e di immagine. Mentre in America è stata allargata ai baby influencer la cosiddetta legge "Coogon Law" emanata alla fine degli anni 30 per i bambini impiegati nell'industria dell’intrattenimento. Questa norma dispone che il 15% dei guadagni ottenuti dai bambini sia destinato a un fondo fiduciario.
In Italia da questo punto di vista esiste un buco legislativo, i kid influencer non hanno alcuna tutela. Esiste una norma solo per il lavoro minorile nel mondo dello spettacolo per il quale è comunque necessaria l’autorizzazione dell’Ispettorato nazionale del lavoro.
Non solo, la giurisprudenza ha sottolineato che nell’ambito dell’attività svolta dal minore occorre valutare se il contratto è realmente rispondente al suo interesse. Bisognerà cioè attenersi ai principi e ai limiti stabiliti dalla Carta di Treviso.
In ogni caso, l’autorità giudiziaria può intervenire, anche rimuovendo dei contenuti, qualora veda lesi i diritti del bambino.
Kid influencer quali sono i rischi?
Se ampi sono i margini di guadagno, altrettanto elevati sono i rischi che l’attività di influencer marketing può portare con sé.
I kid influencer parlano alla Generazione Alfa con il loro linguaggio naturale. Parlano ad un’utenza che fruisce già quotidianamente di contenuti digitali e che è facilmente influenzabile.
Non sempre, però, risulta semplice mantenere il giusto equilibrio tra realtà e virtuale e i bambini completamente immersi nel flusso social spesso fanno fatica ad approcciarsi al mondo esterno.
Non solo, non è facile per i più piccoli essere continuamente esposti al giudizio altrui e difendersi dai commenti può essere complicato. Il rischio è quello di minarne l’autostima e di impedirne uno sviluppo sano e consapevole.
A volte sono proprio i genitori a fare più danni, manipolando i bambini allo scopo di lucrare sulla loro immagine. Motivo per il quale una legge che ne tuteli gli interessi e la privacy è più che mai necessaria.
Il rovescio della medaglia sta poi nel calo di popolarità, un effetto boomerang che i giovanissimi potrebbero fare fatica a gestire perché non possiedono ancora gli strumenti necessari.
Influencer marketing per bambini
Secondo lo studio dell’agenzia di comunicazione Hotwire il 12% dei bambini subisce l’ascendente degli influencer coetanei e non.
Se la pubblicità tradizionale non affascina più, quella a mezzo social si rivela più diretta e più empatica. Ecco perché il kid influencer marketing ha sempre più successo, soprattutto per pubblicizzare giocattoli, cartoni animati e moda.
Un mercato della pubblicità da $ 1,7 miliardi che continuerà a crescere di oltre il 20% annuo.